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lunedì 18 giugno 2012

LA CRISI DELL'INTRATTENIMENTO E DELLA COMICITÀ

Dopo la crisi economica e dell'Euro, siamo arrivati alla crisi del genere dell'intrattenimento, probabilmente proprio a causa di questo momento ostico della società che rende più difficile i tentativi di sperimentare nuove idee e cercare di far divertire gli spettatori.
Nel genere intrattenimento ci metterei dal cinema alla televisione fino alle radio, che nell'ultima stagione non hanno brillato nè per innovazione nè per qualità (escludendo qualche eccezione). Partiamo dal cinema. I film che hanno lasciato il segno nell'ultimo anno sono stati delle celebrazioni delle origini del cinema, ovvero The Artist (un film muto e in bianco e nero, molto nostalgico) e Hugo Cabret (un film in 3d, ma ambientato agli inizi del '900, che ricordava l'invenzione degli effetti speciali). Per quanto riguarda i film italiani siamo giunti alla catastrofe dei cinepanettoni e si è puntato su pellicole basate su tragedie del passato di cui ancora non sappiamo la completa verità su come si svolsero i fatti (Romanzo di una strage -che parla di Piazza Fontana- e Diaz -che parla del pestaggio avvenuto a Genova durante il G8-). Un film diverso è quello dei fratelli Taviani, che hanno puntato sui detenuti per reinterpretare Shakespeare in Cesare deve morire, premiato con l'Orso d'oro a Berlino (ma poi bisognerà vedere quanto effettivamente piace al pubblico).
Passiamo alla tv, il mezzo di comunicazione più malato e che andrebbe ripensato completamente in un mondo sempre più veloce e interattivo grazie ad internet. È più facile dire quali trasmissioni si salvano  rispetto a quelle da buttare (una lista infinita). Si salva Fiorello con #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, che con il varietà classico mescolato con la sua presenza ha ottenuto un successo clamoroso: sicuramente non ha innovato, ma se vediamo il successo al cinema di The Artist ci rendiamo conto che il passato elegante è di moda e funziona. Si salvano anche Italialand di Crozza, The Show Must Go Off -nonostante i risultati di pubblico deludenti (colpa della collocazione al sabato sera)- grazie alla migliore imitazione dell'anno, quella del Ministro Elsa Fornero. Si salvano Panariello non esiste e Resto Umile World Show di Checco Zalone, i due One Man Show di Canale 5, che hanno beneficiato del successo di Fiorello e inoltre hanno avuto il coraggio di rischiare con qualche pezzo sulla tv che si occupa morbosamente di cronaca nera, facendo diventare tutto un reality show. Infine si salva Quello Che (Non) Ho di Fazio e Saviano, che con un programma da intellettuali con al centro l'importanza delle parole ha fatto ascolti record su La7 (e la Rai sta ancora lì a mangiarsi le mani).
Dulcis in fundo, ci occupiamo della radio. Questo mezzo di comunicazione versatile, strettamente legato ad internet e molto sottovalutato dalla maggior parte delle persone, ma che potrebbe essere un'àncora di salvezza per sperimentare cose nuove da portare in televisione. Certamente anche la radio ha le sue pecche: a volte mandano troppa pubblicità, a volte mettono musica esageratamente commerciale e legata ai talent show, ma a volte hanno il pregio di rispolverare vecchie formule che vanno ancora benissimo. Un programma che non conosce crisi è DeeJay Chiama Italia, con Linus e Nicola Savino che non si preoccupano per niente di essere politicamente corretti, ma sono profondamente genuini in ciò che dicono e pensano, al contrario di come insegnano nei corsi da speaker (in cui conta essere bravi imbonitori per poter vendere prodotti dalla A alla Z). Un'altra trasmissione di successo è 610 (Sei Uno Zero) di Lillo, Greg e Alex Braga: una vera e propria fucìna di talenti, che non solo hanno colonizzato per intero Radio2, ma hanno addirittura salvato alcune trasmissioni televisive (in particolare la fenomenale Virginia Raffaele, sia in Quelli che il Calcio che nel Concertone del Primo Maggio).
Il capitolo comicità merita un discorso a parte. Zelig e Colorado hanno perso completamente lo spirito con cui erano state create e si sono adattate ad un modello simil-varietà familiare che le hanno indebolite. Andrebbero entrambe riportate alla dimensione cabarettistica originaria nella seconda serata, in modo da ridare forza alle battute senza censure. La satira (in tutte le trasmissioni) è in crisi profondissima dopo l'uscita di scena di Berlusconi e Bossi, quindi si attende con ansia che ci siano nuove elezioni con un nuovo governo politico di qualsiasi colore. Non si può sempre stare lì ad aspettare che qualche politico la spari grossa in qualche dichiarazione o cercare di fare le caricature dei membri del governo temporaneo di Monti. Insomma è un periodo di stallo e di attesa.
Per concludere, per descrivere il momento di crisi di idee nell'intrattenimento e nella comicità vi lascio con una breve clip che descrive perfettamente la strada da seguire dopo averle provate tutte.
Al prossimo Raglio!

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