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giovedì 9 febbraio 2012

HUGO CABRET: L'INNO AL CINEMA DI MARTIN SCORSESE

A pochi giorni dalla cerimonia degli oscar, voglio parlarvi dell'ultimo film di Martin Scorsese, Hugo Cabret (tratto dal libro La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick) candidato a portare a casa almeno una statuetta dorata (con 11 nomination sicuramente qualcosa questa pellicola porterà a casa).
Una piccola premessa: di cinema in questo blog  non ne abbiamo mai parlato, o comunque è un argomento che verrà trattato raramente, perchè per parlare di un film che è nelle sale bisogna andare a vederlo (non si può dire la propria opinione senza sapere di cosa si parla); inoltre ci sono già siti e riviste di settore con giornalisti tesserati (i critici) che hanno la possibilità di guardare tutti i film al cinema gratis per poi recensirli (che molto spesso è sinonimo di "massacrarli", per colpa dell'indottrinamento accademico). Comunque, spero di non fare una analisi troppo fredda (di freddo, gelo e neve in questi giorni ne abbiamo avuta abbastanza) e di aggiungere un po' di impressioni da semplice spettatore. Fine della premessa.
Partiamo dalle immagini, o più tecnicamente dalla fotografia: probabilmente sono la cosa migliore di tutto il film (consiglio a chi lo deve andare ancora vedere: cercate una sala che lo proietti in 3D), con le inquadrature ravvicinate degli ingranaggi di orologi e macchine, i primi piani degli attori e soprattutto le panoramiche su una Parigi di inizio Novecento che catturano (se non proprio ipnotizzano) lo spettatore.
La struttura della storia: questo film fantasy di avventura è un intreccio, cioè la storia che si narra non rispetta una linea cronologica, ma sono presenti flashback (con ricordi del passato e sogni o incubi premonitori del futuro). Quando il racconto diventa troppo lungo o drammatico, vengono inserite delle brevi e divertenti gag (dei veri e propri intermezzi) di Sacha Baron Cohen (più famoso come "Borat") per non perdere l'attenzione dello spettatore. Anche se interpreta un personaggio secondario, Sacha Cohen è un po' il Chaplin della situazione: infatti è un buffo ispettore ferroviario (una specie di Clouseau) con una gamba meccanica, che si comporta in modo cinico e spietato con chi becca a delinquere, ma si addolcisce in presenza di una bella fanciulla (la fioraia della stazione). La fase analitica si può dire più o meno conclusa, in quanto i personaggi principali e il resto della pellicola sono un tutt'uno di citazioni e celebrazioni dei capolavori sia cinematografici che letterari: addirittura uno dei protagonisti del film è il regista e illusionista George Melies (interpretato da Ben Kingsley) che con i suoi trucchi e magie ha trasformato l'invenzione dei fratelli Lumière nell'arte di proiettare i sogni. In particolare il lungometraggio gira attorno a un'immagine del film Il viaggio nella Luna del 1902, in cui un razzo colpisce la luna in un occhio. La storia di George Melies viene rappresentata come quella di un artista dimenticato, che dopo la Prima Guerra Mondiale si riduce a vendere giocattoli alla stazione ferroviaria di Parigi, ma che grazie alla passione e la determinazione di un piccolo orologiaio esperto di ingranaggi (Hugo Cabret) ritorna ad essere considerato un maestro del cinema per i suoi capolavori artistici finalmente recuperati (alcune pellicole dei film, i progetti e le scenografie erano stati distrutti dallo stesso Melies). Tra George Melies e Hugo Cabret si crea un parallelismo tra l'inventore degli effetti speciali e gli allievi più recenti che hanno creato il 3D, tra la scena del treno che entra in stazione dei Fratelli Lumière alla scena del treno che entra in stazione in questo film di Scorsese. Per finire parliamo del motore dell'azione di tutta la pellicola: proprio Hugo Cabret. Questo ragazzino francese orfano di padre e di madre vive nella stazione di Parigi:  ladruncolo per sopravvivere, ha come obiettivo quello di sistemare un automa, iniziato ad aggiustare da suo padre prima che morisse, rubando strumenti e pezzi di ingranaggi dal giocattolaio della stazione, George Melies. La volontà di Hugo di rimettere a posto questo automa in grado di scrivere lo porterà a vivere un'avventura magica tra Pinocchio, i libri di Jules Verne e i classici dei primi anni del cinema (tra Chaplin e Buster Keaton, un po' citati e un po' fatti vedere durante il film). La chiave che servirà a Hugo per sistemare gli ingranaggi dell'automa è a forma di cuore: Martin Scorsese probabilmente vuole comunicare a chi usa il 3D che non basta essere esperti delle nuove tecnologie per fare dei bei film, ma è necessaria una grande passione e una grande preparazione culturale, tenendo ben presente i capolavori sia letterari che cinematografici del passato. Se questo è il messaggio di Martin Scorsese lo condividiamo in pieno e anzi vogliamo ribadirlo: per qualsiasi attività si voglia fare nella vita non basta essere bravi e preparati tecnicamente, ma bisogna metterci la propria anima, la propria passione e la propria personalità, altrimenti gli ingranaggi da soli per quanto siano perfettamente sistemati non funzioneranno mai.
Al prossimo Raglio e se avete tempo andate a vedere Hugo Cabret al cinema!





 

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