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martedì 18 dicembre 2012

ROBERTO BENIGNI BEATIFICA LA COSTITUZIONE

Come sempre, quando c'è Benigni in televisione tutti lo guardano e poi ognuno sceglie se lodarlo o criticarlo. Stessa cosa vale per il Festival di SanRemo o le apparizioni in tv di Silvio Berlusconi. A proposito di Berlusconi e Benigni già domenica avevo scritto un tweet in cui dicevo che l'ex premier stava praticamente dettando il copione al comico toscano per il giorno successivo:
Pare che effettivamente quel fiume in piena proveniente da Arcore abbia fatto "esondare" il monologo iniziale dello show sulla Costituzione.


Fortunatamente le battute non si sono soffermate sull'ex Premier, ma hanno colpito tutto l'arco parlamentare ed extraparlamentare (anche Grillo), quando Benigni ha parlato della situazione del MedioEvo contemporaneo, come prima di uno spettacolo sulla Divina Commedia. Sembrava veramente di rivedere finalmente il Benigni satiro dei tempi migliori.


Per quanto riguarda la spiegazione della Costituzione Italiana, l'attore toscano è riuscito (come sempre) ad essere semplice nel linguaggio e a rendere accessibile a chiunque il testo fondamentale del vivere civile del nostro paese. Inoltre, attraverso le parole della Costituzione, Benigni è stato abilissimo nel criticare la politica, le istituzioni e la società attuale: una politica priva di morale, una società senza solidarietà, i governi senza visione del futuro che non investono nei giovani e nel lavoro, le istituzioni che non tutelano nè i diritti dei cittadini nè il patrimonio storico-artistico-ambientale-culturale di cui ampiamente disponiamo. Eppure nei princìpi fondamentali della Costituzione, nella lettura che ne ha dato Benigni, sono emersi tutti verbi positivi, per costruire/tutelare/promuovere la società. Quindi ascoltando ciò che dice la Costituzione contrasta nettamente con la situazione attuale: infatti anche Benigni ha detto "sarebbe bellissimo se questa Costituzione entrasse in vigore".


Insomma, la bellezza della Costituzione ha fatto emergere l'amarezza di Benigni nel vedere che la situazione è più che drammatica, ma allo stesso tempo ha colto l'occasione per rivolgere due messaggi: uno alla popolazione che deve continuare a sperare nel cambiamento partecipando direttamente alla cosa pubblica; l'altro a chi già si occupa della cosa pubblica che si trova nelle istituzioni, che sicuramente deve cambiare rotta per salvare il paese.
Per concludere si può dire che, dopo una partenza non eccezionale, ovvia e scontata col monologo su Berlusconi, Benigni è stato strepitoso come solo lui sa essere nello spiegare testi distanti anni luce da noi, utilizzandoli per parlare dei problemi di oggi.
Al prossimo Raglio!

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