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domenica 19 febbraio 2012

COSA RESTERA' DI SANREMO 2012

Anche questo Festival di SanRemo finalmente si è concluso, tra vincitori e vinti, luci e ombre, alti e bassi, ma come naturalmente si sa quando c'è il Festival si ferma tutto.

Tra le cose positive, nonostante tutto, metterei la presenza di Celentano, che è servito a ribadire il concetto di libertà di opinione e di espressione, ma è bastato citare due giornali cattolici per alzare un polverone e confermare che la Chiesa controlla a piene mani la tv di Stato. Sempre in tema di libertà di espressione ho gradito anche le battute di Luca e Paolo e di Geppi Cucciari proprio su Celentano. Una battuta sul Molleggiato vorrei farla anch'io: con tutta l'acqua che ha bevuto chissà quanta "plin plin" avrà fatto dopo l'esibizione! Dopo la battuta qualche piccola critica su Celentano ci vuole: anche lui comunque rappresenta un'istituzione, è la dimostrazione vivente che in Italia non ci si schioda mentalmente dai grandi personaggi del passato. Si continua a non fidarsi delle testimonianze dirette delle giovani generazioni che i disagi di questo paese li vivono sulla propria pelle. (Ricordo a proposito che chi vuole può aderire al Gruppo Facebook "Mi Manda Nessuno"). Certo se poi a rappresentare i giovani c'è il Pischello Ciuffato vincitore di Io Canto e di SanRemo Social, allora il Festival è veramente molto distante dalla realtà.
Passiamo ai cantanti in gara: anche qui ci sono state esibizioni eccezionali ed esibizioni discutibili. Le esibizioni migliori sono state quelle dei duetti: Matia Bazar con Al Jarreau, Arisa e Josè Feliciano e dulcis in fundo i Marlene Kuntz con Patti Smith. Nel duetto tra Irene Fornaciari e Brian May è emerso che l'assolo di chitarra del musicista dei Queen ha oscurato completamente la voce seppur potente della figlia di Zucchero: dimostrazione che è inutile chiamare una leggenda della musica se poi non si è in grado di esserne alla pari in personalità. I duetti peggiori in assoluto sono stati quelli di Gigi D'Alessio e la Bertè da una parte e quello di Chiara Civello dall'altra. Partiamo dalla "strana coppia": hanno certamente creato una grande attesa sul loro brano, ma si sono persi per strada con la scelta di duettare con Macy Gray (che non si reggeva in piedi sul palco, forse non sapeva nemmeno dove fosse). Apprezzabile lo sforzo di cantare Almeno tu nell'universo per ricordare la classe di Mia Martini, ma il giorno successivo con la remixata in playback del brano in gara con tanto di fumo, corpo di ballo e dj (Fargetta è esente da ogni colpa, la sua bravura non si discute) hanno reso inutile il ricordo della cantante scomparsa (e anzi ora la rimpiangiamo un po' di più), facendo solo una grande coattata alla Gigi D'Alessio. Per quanto riguarda la Civello molti si sono chiesti: "ma chi è questa?". E' stata presentata come una cantante jazz famosa e apprezzata in tutto il mondo, poi sentendola è risultata non particolarmente brillante e assolutamente anonima. Il duetto con Shaggy (anche se la sua musica mi piace, devo ammettere che non stava troppo bene) non è ben riuscito, forse a causa di qualche problema tecnico, mentre il duetto con la vincitrice di X Factor Francesca Michielin ha sottilineato nuovamente che la Civello è stata solo una comparsa del Festival. Notevole l'esibizione di Nina Zilli, che ha lo stile, l'eleganza e l'interpretazione delle grandi cantanti italiane degli anni '60 e sicuramente all'EuroVision Song ci farà fare bella figura. Unico neo della Zilli è stata la stonatura nella serata finale, probabilmente causata dalla stanchezza. Per il resto gli altri cantanti hanno fatto bene il loro dovere.
La vincitrice Emma: non si può dire che le manchino la voce, la grinta o i contenuti nella canzone, ma è stata l'ennesima dimostrazione che se non fai il talent di Canale 5 non puoi vincere SanRemo. L'anno scorso la vittoria di Vecchioni risulta ancor di più un evento unico e irripetibile.
La conduzione: Gianni Morandi comincia ad avere i suoi annetti, lo si è notato per la lentezza e le gaffes diciamo all'inglese. Rocco Papaleo invece è risultato il vero vincitore di tutta la manifestazione: si può definire un grande jazzista dello spettacolo, tra ironia e leggerezza, ma sempre in modo altamente tecnico.  Lo showman lucano (che avevamo già lodato in precedenza) ha cantato, recitato, fatto riflettere e divertire dando un tocco di vivacità in modo elegante. Inoltre con il piazzamento di Arisa al secondo posto (che ha fatto una bella performance) quest'anno si può dire che a SanRemo la Basilicata ha veramente dimostrato di esistere.
Le vallette: tra la farfalla di Belen, i balletti e le presentazioni di Ivana Mrazova, la comparsata della Canalis, credo che debbano essere rimandate (a casa) tutte e tre.
Eccezionali invece le coreografie di Daniel Ezralow, che aveva creato anche quelle dello show di Fiorello. Meno eccezionale la scenografia: la navicella spaziale di Castelli definita come "un'arca della musica" sembrava più un'arca della casta di pochi eletti che riusciranno a salvarsi dalla crisi economica, dai controlli fiscali e dalle riforme di Monti.
Scusate la lungaggine di questo post, ma sintetizzare la sbornia settimanale sanremese è difficile: infatti credo anche di aver dimenticato sicuramente altre cose che ho pensato e volevo dire...Comunque penso di aver detto abbastanza.
Vi lascio con il brano leggero (ma non superficiale) di Samuele Bersani. Al prossimo Raglio!



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